Transizione ecologica, l’addio alle caldaie si avvicina

L’Europa prevede l’abbandono “graduale” delle caldaie autonome a gas e il divieto di vendita a partire dal 2029 per la transizione ecologica

L’Europa ha raggiunto l’accordo sulle nuove regole per le prestazioni energetiche degli edifici. Dopo mesi di lavoro iniziati a giugno la revisione della Energy performance of buildings directive (Epbd), detta anche direttiva Casa green, ha trovato la sua conclusione: una maggiore flessibilità per i Paesi.

Non mancano però anche obbiettivi rigidi, quali nuovi edifici a zero emissioni dal 2030, misure per contribuire a ridurre le bollette energetiche e combattere il cambiamento climatico e il tanto temuto divieto alle caldaie.

Eliminazione delle caldaie a combustibili fossili per la transizione ecologica

La revisione della Energy performance of buildings directive (Epbd) non è solo obbligo di pannelli solari e divieto alle caldaie. Le nuove regole prevedono un passaggio a edifici con prestazioni energetiche sempre più efficienti entro i prossimi anni.

Caldaie
Foto | Pexels @Darya Sannikova – 20maggiosenzamuri.it

 

Le misure approvate sono state commentate come “concrete per il miglioramento della vita”, ma anche capaci di portare alla riduzione delle bollette energetiche grazie ai nuovi stimoli green.

Il relatore dell’Europarlamento Ciaran Cuffe ha parlato di “risultato straordinario per la decarbonizzazione del patrimonio edilizio a livello mondiale”.

In Italia la maggiore flessibilità è stata ben accolta, in particolare dal presidente della Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa che ha confermato con soddisfazione l’approccio di buon senso rispetto al 12 ottobre, un “approccio che elimina gli obblighi diretti per i proprietari, lasciando agli Stati maggiori libertà d’azione”.

Tra le norme, non a caso, sbuca l’obbligo di installare i pannelli solari, ma solo sugli edifici pubblici e quelli non-residenziali di grande dimensione (ci sono delle eccezioni).

Mentre per la fine degli impianti di riscaldamento a combustibili fossili nelle abitazioni è stata posticipata dal 2035 al 2040.

Gli Stati membri, secondo le direttive, dovranno adottare misure per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento ed eliminare gradualmente i combustibili fossili dal riscaldamento e dal raffreddamento. L’obiettivo è quello di eliminare gradualmente le caldaie a combustibili fossili entro il 2040.

Gli Stati membri, come si legge nelle note del Parlamento europeo in merito alle decisioni prese, dovranno inoltre smettere di sovvenzionare le caldaie autonome a combustibili fossili a partire dal 2025.

La direzione che sta intraprendendo l’Europa attraverso questa direttiva rischia però di danneggiare pesantemente il settore italiano del riscaldamento e del comfort climatico ambientale.

È essenziale ricordare che tali misure comprometterebbero gli investimenti fatti dalle imprese nello sviluppo di tecnologie “hybrid ready” e “green gas ready”, in grado di sfruttare miscele crescenti di biocombustibili e idrogeno, in ottica di un maggior efficientamento energetico.

In molti casi, queste tecnologie sono già pronte a essere distribuite sul mercato e a contribuire, in maniera determinante, alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni inquinanti.

Saranno però disponibili incentivi per i sistemi di riscaldamento ibridi come quelli che cambiano una caldaia per un impianto solare termico o una pompa di calore.

C’è anche da dire che non è così semplice che bloccare la vendita delle caldaie a gas a partire dal 2029 si traduca automaticamente in una riduzione delle emissioni del comparto residenziale, responsabile del 30% di emissioni totali di CO2. Le tecnologie attualmente disponibili sono già efficienti e la loro messa al bando avrebbe un impatto minimo sulla riduzione delle emissioni.

Ciò che impatta in termini di emissioni – e di consumi – sono le 17 milioni di caldaie a gas in buona parte ormai obsolete ancora presenti negli edifici in Italia.

Il rischio che le aziende del comparto temono è che, a fronte di una riduzione delle opzioni, l’utente finale rinvii la riqualificazione, così che il proprio impianto continuerà a rimanere obsoleto e inefficiente.

I moderni apparecchi, come per esempio le caldaie a condensazione, oltre a ridurre le emissioni fino al 50% rispetto a una caldaia tradizionale, permettono una diminuzione dei consumi tra il 15% e il 25%, un fattore importante, soprattutto in questo periodo caratterizzato da un aumento vertiginoso dei costi in bolletta per famiglie e imprese.

Non mancheranno flessibilità ed esenzioni alle nuove regole. Anche se tutti i nuovi edifici dovrebbero essere a emissioni zero a partire dal 2030, per quelli già di proprietà è chiesto agli Stati di mettere in atto misure per garantire una riduzione di emissioni almeno del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.

Cade l’obbligo di ristrutturazione per tutti gli edifici, residenziali e non, a favore invece di una ristrutturazione del 16% del patrimonio complessivo degli edifici.

Da questa somma sono esentati gli edifici agricoli, le strutture storiche e flessibilità per edifici dal particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

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