Milioni e milioni di utenti iscritti ai social più diffusi portano ogni anno uno straordinario profitto, che arriva soprattutto da parte dei più giovani. Ecco il recente studio
Il panorama dei social media ha assunto una rilevanza incontestabile negli ultimi anni. Soprattutto tra gli utenti più giovani, protagonisti indiscussi delle varie piattaforme, si parla di dipendenza, di fake news, di privacy e questioni simili, sempre più urgenti e problematiche.
In questo articolo, prendendo spunto da un recente studio di Harvard (Stati Uniti) dedicato, parleremo del legame tra l’ingente profitto dei social media e gli utenti più giovani.
I coautori si appellano alla tutela della salute mentale di questi ultimi, nonché alla trasparenza del profitto che deriva dalle loro mosse strategiche di marketing e affiliazione degli stessi.
Lo studio di Harvard sui numeri delle piattaforme
Un recente studio risalente a poco più di un anno fa, il 2022, della Harvard T.H. Chan School of Public Health, ha fornito un quadro dettagliato delle piattaforme più utilizzate dai minori negli Stati Uniti, mettendo in luce l’incredibile entità dei ricavi pubblicitari che queste piattaforme generano dalle fasce di età più giovani.
Il report ha identificato un afflusso significativo di utenti giovani su varie piattaforme social. YouTube spicca con 49,7 milioni di utenti statunitensi al di sotto dei 18 anni, seguito da TikTok con 18,9 milioni, Snapchat con 18 milioni, Instagram con 16,7 milioni, Facebook con 9,9 milioni e X con 7 milioni.
Secondo gli esperti, nel 2022 queste piattaforme hanno totalizzato introiti pubblicitari di quasi 11 miliardi di dollari dalle fasce giovanili, individuate come una delle categorie più suscettibili a sviluppare disturbi psicologici.
Impatto sulla salute mentale: la necessità di regolamentazione
L’articolo pubblicato sulla rivista PLOS ONE sottolinea soprattutto l’urgenza di una regolamentazione governativa, poiché l’autoregolamentazione del settore sembra insufficiente. Il professor Bryn Austin del Dipartimento di Scienze Sociali e Comportamentali ha dichiarato che il crescente interesse politico nel limitare le pratiche dei social media è legato alle crescenti preoccupazioni sulla salute mentale dei giovani.
Austin ha criticato l’auto-proclamata capacità delle piattaforme di autoregolamentarsi e ha evidenziato come il loro ritardo nell’adottare misure significative per proteggere i bambini sia motivato dai considerevoli interessi finanziari.
“Sebbene le piattaforme di social media possano affermare di essere in grado di autoregolamentare le loro attività per ridurre i danni psicologici nei giovani, non lo hanno ancora fatto e il nostro studio suggerisce che hanno grandi interessi e incentivi finanziari che li spingono a ritardare l’adozione di misure significative per proteggere i bambini”, ha spiegato il professore.
Come è stato condotto lo studio sui social media?
Gli studiosi hanno utilizzato dati demografici ufficiali e informazioni provenienti da varie fonti, tra cui i sondaggi di Common Sense Media e Pew Research, e valutazioni delle entrate pubblicitarie stimate da eMarketer e Qustodio.
Tuttavia, il limite principale di questa ricerca risiede nella mancanza di divulgazione dei dati sulle età degli utenti e sulle entrate pubblicitarie da parte delle piattaforme di social media.
Gli straordinari ricavi ottenuti dalle piattaforme
YouTube si è confermato il leader nei ricavi pubblicitari provenienti dai minori di 12 anni, generando 959,1 milioni di dollari, seguito da Instagram con 801,1 milioni e Facebook con 137,2 milioni. Mentre per gli utenti tra i 13 e i 17 anni, Instagram ha dominato con 4 miliardi di dollari, seguito da TikTok con 2 miliardi e YouTube con 1,2 miliardi.
Il report ha evidenziato che Snapchat ha ottenuto il 41% delle entrate pubblicitarie totali dal segmento giovani, seguito da TikTok con il 35%, YouTube con il 27% e Instagram con il 16%.
Un sentito appello alla trasparenza
Gli autori dello studio hanno infine enfatizzato la necessità di maggiore trasparenza dei dati, nonché di interventi di salute pubblica e regolamentazioni governative per affrontare questo impatto significativo dei social media sulla gioventù statunitense.
“La nostra scoperta che le piattaforme di social media generano sostanziali entrate pubblicitarie dai giovani evidenzia la necessità di una maggiore trasparenza dei dati, nonché di interventi di salute pubblica e regolamenti governativi”, ha affermato la professoressa Amanda Raffoul della Harvard Medical School.
“Le piattaforme di social media generano miliardi di dollari di entrate dai giovani statunitensi”, ha sottolineato ulteriormente Zachary Ward, professore assistente presso il Dipartimento di Politica e Gestione Sanitaria della Harvard Chan School, coautore dello studio.