Comunità energetiche rinnovabili, via libera dell’Ue: cosa sono e come funzionano

La decisione attesa da mesi. Previsti per le comunità energetiche rinnovabili una tariffa incentivante e contributi a fondo perduto

La Commissione Europea ha dato il via libera al decreto del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica sulle comunità energetiche rinnovabili (Cer).

Lo ha reso noto il ministero dell’Ambiente con un comunicato e si tratta di una decisione che era attesa da diverso tempo, poiché il decreto era già pronto prima dell’estate e a giugno il ministero aveva mandato le integrazioni di informazioni chieste da Bruxelles. La misura prevede 5,7 miliardi di incentivi – 2,2 dei quali finanziati con il Pnrr -.

Che cosa sono le comunità energetiche rinnovabili

Le comunità energetiche rinnovabili sono soggetti giuridici che danno ai cittadini, piccole imprese e autorità locali, la possibilità di produrre, gestire consumare la propria energia.

In queste comunità i cittadini hanno accesso a energia rinnovabile a basso costo, diventando a tutti gli effetti proprietari degli impianti di produzione e hanno accesso a informazioni su come aumentare l’efficienza energetica delle loro famiglie, permettendo loro di tenere sotto controllo le bollette energetiche con investimenti individuali accessibili.

Energia fotovoltaica
Foto | Pexels @Pixabay – 20maggiosenzamuri.it

 

A livello locale, queste comunità contribuiscono alla creazione di opportunità di lavoro e rafforzano la coesione sociale attraverso assemblee generali annuali e attività locali.

Il regime sarà parzialmente finanziato tramite il dispositivo per la ripresa e la resilienza (PNRR). La parte del regime finanziata da tale dispositivo resterà in vigore fino al 31 dicembre 2025, mentre la rimanente parte del regime fino al 31 dicembre 2027.

Ecco che il decreto italiano al riguardo è incentrato su due misure: una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa e un contributo a fondo perduto.

I beneficiari sono piccoli progetti con una capacità fino a 1 MW e possono accedere al programma in base a chi prima arriva meglio alloggia.

Il regime prevede una tariffa incentivante sulla quantità di elettricità consumata dai clienti finali e dalle comunità di energia rinnovabile pagato in un periodo di 20 anni. Con una dotazione complessiva di 3,5 miliardi di Euro, questa misura sarà finanziata con un prelievo sulla bolletta elettrica di tutti i consumatori.

Inoltre ci sarà una sovvenzione agli investimenti fino al 40% dei costi ammissibili, per un bilancio totale di 2,2 miliardi di euro finanziata mediante il dispositivo per la ripresa e la resilienza. Questa misura ha come obiettivo realizzare una potenza complessiva di almeno 2 gigawatt. Il contributo a fondo perduto potrà di essere cumulato con la tariffa incentivante entro limiti definiti.

La potenza finanziabile è pari a 5 gigawatt complessivi da installare sul territorio italiano, con un limite temporale a fine 2027. ll regime sostiene la costruzione di impianti di produzione di energia rinnovabile, nonché l’espansione di quelli esistenti. I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, quali ad esempio il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse.

Per poter ottenere i finanziamenti, i progetti dovranno diventare pienamente operativi entro il 30 giugno 2026 e trovarsi sul territorio di Comuni più piccoli di 50mila abitanti.

La Commissione ha avuto modo di rilevare che il regime favorisce lo sviluppo di certe attività economiche, in particolare la produzione di energia rinnovabilela misura è necessaria e adeguata affinché l’Italia consegua gli obiettivi ambientali europei e nazionali preposti.

Inoltre la misura è proporzionata poiché limitata al minimo necessario (l’aiuto è concesso solo a piccoli impianti e non supera il deficit di finanziamento) e l’aiuto ha un effetto di incentivazione, in quanto gli impianti di energia rinnovabile sovvenzionati non sarebbero finanziariamente sostenibili senza il sostegno pubblico.

Infine l’aiuto produce effetti positivi, in particolare sull’ambiente, in linea con il Green Deal europeo, che superano eventuali effetti negativi in termini di distorsioni della concorrenza.

Per quanto riguarda le Cer, i destinatari del provvedimento possono essere gruppi di cittadini, condomìni, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi. 

Passaggio iniziale per la realizzazione di una Cer, dopo l’individuazione dell’area interessata alla costruzione dell’impianto e della cabina primaria, è l’atto costitutivo del sodalizio, che dovrà avere come oggetto sociale prevalente i benefici ambientali, economici e sociali.

Il soggetto gestore della misura è il GSE, che valuterà i requisiti di accesso ai benefici ed erogherà gli incentivi e che, su istanza dei soggetti interessati, potrà eventualmente verificare l’ammissibilità in via preliminare.

“Siamo di fronte a una svolta, a una nuova fase storica nel rapporto tra cittadini ed energia. Per la sua unicità, il provvedimento italiano ha richiesto una forte attenzione della Commissione Europea, che ha comunque pienamente validato il modello italiano: oggi questo rappresenta dunque un apripista per altre esperienze nel Continente. Ora le Comunità energetiche rinnovabili – spiega – potranno diventare una realtà diffusa nel Paese, sviluppando le fonti rinnovabili e rendendo finalmente il territorio protagonista del futuro energetico nazionale. Grazie alle Comunità energetiche, infatti, ciascun cittadino potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile, e averne i benefici economici derivanti dall’autoconsumo, pur non disponendo direttamente degli spazi necessari alla realizzazione degli impianti FER”, ha commentato il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto.

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