Politica e dimissioni, specie in Italia, non vanno particolarmente d’accordo. Anche gli ultimi mesi ne sono un esempio: tante polemiche, poche dimissioni. Vediamo i casi più eclatanti.
Per i politici italiani dimettersi, anche di fronte alle situazioni più incresciose, appare veramente complicato. L’impressione è che la forza della poltrona sia in qualche modo sempre più potente di tutto il resto, anche delle polemiche più veementi. Anche gli ultimi mesi, in questo senso, sono stati da esempio. Tanti, tantissimi politici sono finiti per le più diverse ragioni nell’occhio del ciclone, ma, dopo il caos, sono rimasti al loro posto, come se niente fosse successo. Un’abitudine tutta nostrana che fatica a cambiare. Vediamo insieme alcuni esempi.
Politici, quando le dimissioni restano solo una richiesta
L’ultima bufera in ordine temporale è quella che ha travolto Stefano Valdegamberi, consigliere regionale veneto, leghista di lungo corso e ora nel gruppo misto. Il politico si è espresso a suo modo sulle parole di Elena Cecchettin, sorella di Giulia, uccisa dall’ex fidanzato, e sulla felpa che la ragazza indossava. “Mi sembra un messaggio ideologico, costruito ad hoc, pronto per la recita. E poi quella felpa con certi simboli satanici aiuta a capire molto… – ha detto il consigliere regionale del Veneto – Spero che le indagini facciano chiarezza. Società patriarcale? Cultura dello stupro? Qui c’è dell’altro. Fossi un magistrato partirei da questa intervista la quale dice molto…. e non aggiungo altro“. Parole a cui ha fatto seguito l’immediata richiesta di dimissioni da parte di diverse realtà politiche e non. Online è stata anche lanciata una raccolta firme. Nel frattempo il presidente veneto Luca Zaia si è dissociato.
Sempre collegata alla tragica morte di Giulia Cecchettin, c’è anche un’altra bufera politica. Ha travolto il consulente del ministro dell’Istruzione Valditara Alessandro Amadori per il libro del 2020 “La guerra dei sessi. Piccolo saggio sulla cattiveria di genere”. Alcune frasi contenute al suo interno sono state ritenute da molti fuori luogo, soprattutto per chi ha il compito di coordinare il progetto di educazione affettiva nelle scuole. “Dimissioni? Assolutamente no, se non c’è una richiesta del ministro Valditara – ha detto lui – Ho solo sostenuto che anche da parte delle donne c’è una sfera di aggressività, che non è quella criminale dell’uomo, ma porta a valutazioni troppo rigide nei confronti dei maschi“.
Da Sgarbi a Santanché: polemiche, ma non dimissioni
Tornando indietro di qualche settimana, una polemica ha visto coinvolto il sottosegretario Vittorio Sgarbi, nell’ambito della consulenze d’oro, ma anche di alcune frasi pronunciate considerate sessiste. Sgarbi, però, nonostante le pressioni e le parole del ministro della Cultura Sangiuliano, al momento è ancora al suo posto. Al suo posto è rimasta anche Daniela Santanché, ministro del Turismo. Questo nonostante le richieste di dimissioni piovute da più parti in seguito all’inchiesta di Report. La maggioranza, però, si è stretta attorno al suo ministro e l’ha “salvato”. Dimissioni erano state chieste anche al ministro Piantedosi, nell’ambito della gestione dell’immigrazione e in seguito alla tragedia di Cutro. Dimissioni che, anche in questo caso, sono rimaste inevase.